Perché il volante in legno è praticamente sparito? La storia

C'era una volta il volante di legno. Gli automobilisti italiani si ricordano soprattutto quelli sulle Alfa Romeo ma la storia inizia molto prima, al tempo in cui l'automobile era ancora un oggetto artigianale. I produttori utilizzavano i materiali nobili: pelle, ottone, legno. L'ultimo era una scelta naturale per i volanti: facile da lavorare e intagliare a mano, leggero (quindi più facile da guidare) e armonioso, perché si abbinava ai cruscotti, anch'essi realizzati in legno pregiato. I difetti: la fragilità (il legno si crepa o si rompe, soprattutto nel tempo, con variazioni di temperatura o dopo un urto) e la manutenzione perchè è necessario verniciarlo regolarmente per evitare che si secchi e si screpoli. Ma con l'aumentare della velocità delle auto, cresce la necessità di affidabilità e resistenza: un volante che cede durante una manovra non è ovviamente accettabile. A partire dagli Anni 50, l'industria si evolve: l'auto è diventata un bene di consumo di massa e bisogna produrla in modo rapido, semplice ed economico. Da qui debutta la plastica stampata e la pelle sintetica: sono più resistenti agli urti, meno sensibili all'umidità o al calore, meno costoso da produrre su larga scala. Inevitabilmente, negli Anni 70, anche i marchi più prestigiosi abbandonarono gradualmente il legno massello in favore di materiali più moderni che rendono il volante anche un dispositivo di sicurezza, sempre più importante.
Ma il vero colpo di grazie si è verificato negli Anni 90, quando l'airbag del conducente è diventato obbligatorio in molti Paesi. Il volante cambia ruolo: deve essere in grado di resistere a un'esplosione controllata in pochi millisecondi e quindi un modello in legno massello semplicemente non è compatibile, poiché rischia di rompersi sotto pressione e non consente un'integrazione affidabile dei moduli airbag. Così tutte le auto adottano volanti in plastica o in pelle, con airbag integrati, comandi audio, cruise control. Resistono in pochi, come Alfa Romeo, che per la 156 e la Gtv modificano il sistema: al posto del legno massello, optano per rivestimento in legno su una struttura interna di metallo o plastica rinforzata, progettata per esplodere correttamente quando l'airbag viene attivato. E oggi? Ci sono costruttori come Rolls-Royce, Bentley e Aston Martin che continuano a proporlo il legno nei loro interni, a volte persino sul volante ma sempre sotto forma di impiallacciatura ultrasottile. Un lavoro diverso lo ha fatto Jaguar Classic nel celebrare la tradizione sportiva dell'iconica E-type dando vita alla ZP Collection: una gamma limited edition composta da sette coppie - ciascuna con una coupé roadster e una coupé Fixed Head - dove il volante non poteva che essere in un bellissimo mogano.
Rassegnati alla (quasi) estinzione del volante in legno, la domanda del momento è: non rischia di scomparire anche il volante? Negli anni scorsi, quando sembrava che la consacrazione della guida autonoma fosse a portata di mano, soprattutto Tesla presentando, nel 2021, lo Yoke come alternativa del volante classico su Model S e Model X: una cloche simile a quella degli aerei di linea, delle auto di Formula 1, delle astronavi. Ha una forma rettangolare con angoli smussati e manca completamente della parte superiore della corona. A partire dal 2013 Toyota, soprattutto con Lexus, ha pensato di abbinare la cloche alla tecnologia steer by wire, ossia lo sterzo senza elementi meccanici. Tra l'altro, inizialmente la forma doveva per forza essere tonda perchè le regole in materia di sicurezza imponevano un elemento meccanico di rispetto che intervenisse in caso di black out dell’elettronica. In seguito, la moltiplicazione delle centraline di controllo e innumerevoli test che l’hanno reso omologabile, venne mostrato sulla Toyota bZ4X e la Lexus Rz ma non è stato adottato nella produzione di serie. Idem per Renault, che ha scelto il volante-console per Scénic Vision e Bmw per la Vision Next 100: concept 'manifesto' di un futuro che non si sa bene quando inizierà. È una buona idea? Ci sono, come sempre capita, conservatori e avanguardisti che sono conquistati anche (e soprattutto) da un design sicuramente attraente. Un punto a favore per l’abitabilità: il volante a cloche è più piccolo con un conseguente aumento di spazio per le gambe. Non a caso, viene utilizzato - pieno di tasti e tastini - su hypercar come la Lotus Evija, la Mercedes AMG Project One e la Hennessey Venom F5. In ogni caso, non è che in passato i designer abbiano evitato il tema: citiamo concept interessanti quali la Mazda MX-03 del 1985 ,la Oldsmobile Incas di Giorgetto Giugiaro del 1986 o la Bmw Z22 del 1999. Ma come avete visto, nel 2025 il volante c'è ancora...
La Gazzetta dello Sport