Montezemolo-McLaren: che schiaffo alla Ferrari!

Una clamorosa notizia scuote la Scuderia in difficoltà anche in Austria
Un altro schiaffo alla Ferrari. Di fatto dall’interno, per di più. Dopo i trionfi a ripetizione del pianeta Endurance, esaltati da John Elkann (tuffatosi anche nella vela con lo stesso spirito di Le Mans) e tali da mettere in imbarazzo e in una posizione di fragilità quello della Formula 1 - dna e un tempo fulcro della Rossa - adesso arriva anche la notizia che Luca Cordero di Montezemolo entra in McLaren. Sì, avete letto bene: l’uomo che negli Anni 70 da direttore sportivo (2 titoli piloti e 3 costruttori consecutivi) e per 23 anni a partire dal 1991 come presidente (6 piloti e 8 costruttori) ha portato a Maranello 19 trionfi mondiali, è stato scelto dal fondo sovrano di Abu Dhabi (CYVN Holdings) per il board di McLaren Group Holdings Limited, la società che governa la galassia papaya, ovvero McLaren Automotive (le supercar stradali), McLaren Racing (la scuderia di F1 e non solo) e McLaren Licensing fondata per sfruttate commercialmente il marchio.
Si legge così in un’altra ottica l’apparizione di Montezemolo a inizio stagione nel paddock del Bahrain, ospite del principe ereditario Salman bin Hamad Al-Khalifa, a distanza di 11 anni da Monza 2014 che segnò il suo capolinea in Rosso. In una Ferrari allo sbando venne liquidato da Sergio Marchionne, col benestare di Elkann. Uno schiaffo che il 77enne manager, nativo di Bologna ma cresciuto nel Cuneese (terra dove è tornato per darsi all’agricoltura, come ha raccontato in una recente intervista) mai ha digerito, sentendosi tradito proprio dalla Famiglia che aveva salvato come presidente Fiat in anni tragici per l’azienda torinese (2004-2010). Schiaffo evidentemente ora restituito, diventando uno dei nove membri del Direttivo McLaren, al fianco dell’ex n.1 di Rolls-Royce (Torsten Müller-Ötvös) e di Paul Steven Walsh, presidente esecutivo di McLaren Racing. Il brand di riferimento in F1 anche grazie a un altro ex uomo d’oro Ferrari: Andrea Stella.
E tutto questo avviene mentre la Ferrari è sballottata dalle voci di un’ennesima rivoluzione, con l’ombra di Antonello Coletta, l’uomo del World Endurance Championship, alle spalle di Fred Vasseur. Voci mai smentite né dal presidente Elkann né dall’ad Vigna. Un silenzio assordante che non aiuta il lavoro a Maranello, dove la SF-25 è nata male e per ora è stata sviluppata poco. E senza grandi risultati. Anche ieri in Austria, dove è scesa in pista col secondo nuovo fondo, la macchina non ha dato riscontri evidenti al cronometro. In più è stato un venerdì convulso, con Hamilton rallentato da un problema al cambio (poi sostituito) e Leclerc fermo la mattina per lasciare il volante al giovane Dino Beganovic. Pur facendo trapelare che le mappature del motore erano basse, il gap dalla McLaren resta enorme: 6 decimi Charles, 9 Lewis.
I piloti si lamentano, di nuovo. «Non posso dirmi ancora del tutto soddisfatto del feeling con la vettura. Al solito il passo gara è buono, mentre dobbiamo lavorare un po’ per migliorare in configurazione da qualifica, così da partire più avanti in griglia e poter lottare nelle posizioni di testa in gara» il commento di Leclerc, 5°. «Non siamo ancora dove vorremmo essere in termini di passo. C’è ancora lavoro da fare: continueremo a cercare le giuste regolazioni insieme al team» dice Hamilton, 10°. A Vasseur non resta che presentarsi ai microfoni sorridente e ottimista. «Dobbiamo analizzare più in profondità i dati sul nuovo fondo: la mattinata è stata un po’ caotica per noi, ma le sensazioni dei piloti sono state buone. Dovremo fare qualche aggiustamento, tuttavia il passo era buono» sostiene il team principal, sereno anche nel ricommentare le voci sulla sua posizione. «Com’è il clima in squadra? Stiamo cercando di rimanere focalizzati sul lavoro da svolgere: è molto importante mantenere la concentrazione lavorando di gruppo. E finora stiamo facendo bene. Siamo totalmente impegnati e concentrati su questo weekend» rassicura il manager francese, che saluta con una battuta: «Se dormo la notte? Certo, io dormo molto bene». L’importante però è che la Ferrari si svegli. E che lo faccia velocemente e bene.
Un altro schiaffo alla Ferrari. Di fatto dall’interno, per di più. Dopo i trionfi a ripetizione del pianeta Endurance, esaltati da John Elkann (tuffatosi anche nella vela con lo stesso spirito di Le Mans) e tali da mettere in imbarazzo e in una posizione di fragilità quello della Formula 1 - dna e un tempo fulcro della Rossa - adesso arriva anche la notizia che Luca Cordero di Montezemolo entra in McLaren. Sì, avete letto bene: l’uomo che negli Anni 70 da direttore sportivo (2 titoli piloti e 3 costruttori consecutivi) e per 23 anni a partire dal 1991 come presidente (6 piloti e 8 costruttori) ha portato a Maranello 19 trionfi mondiali, è stato scelto dal fondo sovrano di Abu Dhabi (CYVN Holdings) per il board di McLaren Group Holdings Limited, la società che governa la galassia papaya, ovvero McLaren Automotive (le supercar stradali), McLaren Racing (la scuderia di F1 e non solo) e McLaren Licensing fondata per sfruttate commercialmente il marchio.
Si legge così in un’altra ottica l’apparizione di Montezemolo a inizio stagione nel paddock del Bahrain, ospite del principe ereditario Salman bin Hamad Al-Khalifa, a distanza di 11 anni da Monza 2014 che segnò il suo capolinea in Rosso. In una Ferrari allo sbando venne liquidato da Sergio Marchionne, col benestare di Elkann. Uno schiaffo che il 77enne manager, nativo di Bologna ma cresciuto nel Cuneese (terra dove è tornato per darsi all’agricoltura, come ha raccontato in una recente intervista) mai ha digerito, sentendosi tradito proprio dalla Famiglia che aveva salvato come presidente Fiat in anni tragici per l’azienda torinese (2004-2010). Schiaffo evidentemente ora restituito, diventando uno dei nove membri del Direttivo McLaren, al fianco dell’ex n.1 di Rolls-Royce (Torsten Müller-Ötvös) e di Paul Steven Walsh, presidente esecutivo di McLaren Racing. Il brand di riferimento in F1 anche grazie a un altro ex uomo d’oro Ferrari: Andrea Stella.
Tuttosport