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In pista a Goodwood il tempio della velocità: tutte le stelle del Festival più bello del mondo

In pista a Goodwood il tempio della velocità: tutte le stelle del Festival più bello del mondo

Girare sulla collina di Goodwood è il desiderio di ogni appassionato di auto. Lì, da quando nel 1993 Charles Gordon-Lennox, oggi XI duca di Richmond, organizzò per la prima volta nella sua tenuta il Festival of Speed, hanno corso piloti e auto che hanno fatto la storia e acceso i sogni. I sogni di chi considera l’auto una passione: non un semplice mezzo di trasporto, ma un insieme di emozioni che parlano al cuore, sfidando ogni limite. Proprio come le vetture che affrontano l’Hillclimb, un tracciato breve ma iconico: 1,16 miglia (1.890 metri), nove curve e un dislivello di 92 metri. Un’arena in salita dove la velocità si mescola allo stile e alla storia, e ci si sfida per il miglior tempo, cercando di battere il record di 39,08 secondi, stabilito nel 2022 da Max Chilton a bordo della McMurtry Spéirling. Ed è qui che i costruttori fanno anche a gara per presentare in parata le loro novità davanti a un pubblico che arriva da ogni parte del mondo.

Il Festival ha celebrato quest’anno i 75 anni del Mondiale di Formula 1 con un’edizione intitolata “The Winning Formula – Champions and Challengers”. Monoposto leggendarie, come le Ferrari SF90 e SF21, la McLaren MP4/4, la Lotus 79 e le Renault RS10 e B195, assieme a campioni come Alain Prost, Jackie Stewart, Mario Andretti e Nigel Mansell.

Tra le case protagoniste, Renault ha scelto Goodwood quale vetrina d’eccezione per mostrare la propria visione elettrica: dalla nuova R4 alla R5 E-Tech con cui abbiamo avuto il privilegio di percorrere la piccola, mitica lingua d’asfalto chiusa ai lati da enormi balle di fieno, alberi secolari e muretti in pietra. Compatta, agile e vivace, la francese è la prova tangibile che le vetture a batteria possono emozionare. Ancora più scenografica la sorella estrema, la R5 Turbo 3E: carrozzeria in carbonio, 540 Cv, uno 0-100 in meno di 3,5 secondi e una missione ben chiara: il drift. Allo stand Alpine, che festeggia quest’anno il suo 70° anniversario, si sono viste invece la fastback A390 e la sportiva A290 Rally.

Ma Goodwood è un festival totale: ovunque ti volti c’è qualcosa da ammirare e sognare. Ferrari ha battezzato la nuova Amalfi, accanto alla 12Cilindri, alla hypercar ibrida F80 e alla 296 Speciale. Maserati ha rubato la scena con la prima mondiale della MC20 Pura, spinta da un V6 Nettuno da 630 Cv, e Aston Martin ha messo in prima linea la Valhalla, la DBX S e la Valkyrie. Bmw ha celebrato i 50 anni della Serie 3 con modelli come la M3 GTR E46 e ha fatto vedere la Vision Neue Klasse X, vicino alla M2 CS (Competition Sport) da oltre 300 km/h. Tutte a fare da contraltare alle versioni più pompate JCW della Mini a pochi metri di distanza. Jaguar ha stupito con la Type 00, MG ha mostrato la Cyberster Black e la concept Cyber X, mentre Honda ha esposto l’intera stirpe Civic Type R fino alla Ultimate Edition e la futuristica Super EV Concept. Giù dalla collina è poi scesa a cannone tra le tante pure la Lamborghini Temerario GT3, spinta dal V8 biturbo 4.0 limitato a 550 Cv.

Anche quest’anno, insomma, tra debutti statici, show dinamici e cronoscalate a piena potenza, Goodwood ha messo fianco a fianco supercar milionarie, modelli di serie, prototipi, restomod artigianali, monoposto storiche e vetture elettriche, dando vita a una grande festa.

Finito il giro, arrivato al paddock e sceso dalla R5 con le gomme ancora fumanti, ho capito che non è importante cosa guidi, ma come ti fa sentire. Il Festival of Speed serve anche a questo: ricordarci perché, in fondo, amiamo così tanto le auto.

La Repubblica

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