Dacia Duster, perché ha successo: dalla leva del prezzo alla praticità

A volte ci sono risultati commerciali che le stesse case automobilistiche faticano a spiegarsi. Un esempio significativo può essere quello della Dacia Duster: nel primo semestre di quest’anno, ne sono state vendute in Italia 18.800, quando nell’intero 2024 le immatricolazioni erano state in tutto 25.000. Le previsioni sono dunque di una chiusura dell’anno in crescita significativa, visto che già nei primi sei mesi la Duster è risultata al terzo posto assoluto nelle vendite a privati e leader tra i Suv di segmento B (anche se le sue dimensioni la collocano quasi al limite con il C). Tutto ciò nonostante si tratti di un modello che, anche se profondamente rinnovato, è disponibile ormai da una quindicina d’anni. Naturale, quindi, che anche Renault Italia s’interroghi sulle ragioni di questo successo, con l’intento di mantenerlo inalterato il più a lungo possibili. Ed è proprio dalle indagini condotte periodicamente tra i clienti che emergono aspetti interessanti.
Nel 2018, infatti, la ricerca effettuata tra gli acquirenti della Duster aveva fatto emergere come il prezzo contenuto fosse la prima ragione della loro scelta; lo studio più recente, effettuato sulla terza generazione della vettura, ha invece visto questa motivazione scivolare al quinto posto, soppiantata in cima alla graduatoria dall’apprezzamento per il design. Una leva che vale per molte altre case automobilistiche, perché alla fine si comprano quasi sempre le auto che si considerano più affini ai propri gusti, ma che in precedenza non sembrava funzionare per le Dacia. E il fatto che si trattasse meramente di un prodotto low cost è stato sostituito dal concetto di “value for money”: non si scelgono le vetture di questo marchio per il loro prezzo basso, ma perché a cifre competitive offrono molto, in termini di contenuti. Tra i quali, oltre a spazio, praticità e comodità, emerge oggi anche la tecnologia delle motorizzazioni, che spazia dalla gradita alimentazione bifuel a benzina/Gpl (con un’autonomia che arriva a 1.400 km, grazie ai due serbatoi) all’ibrido mild e a quello full, fino alla trazione integrale. Alle spalle dei lusinghieri risultati di vendite della Duster, dunque, c’è oggi un mix di motivazioni, che prende spunto dalla svolta stilistica impressa al brand da De Meo durante la sua guida del gruppo Renault, ma che si allarga a un ventaglio di caratteristiche molto più ampio.
Per capire meglio queste dinamiche era utile rimettersi al volante dell’ultima generazione della Duster, la terza in ordine cronologico, assaggiandone il comportamento su un percorso in strada e (brevemente) in fuoristrada organizzato nella bergamasca Val Brembana. La gamma attuale, articolata sulla piattaforma CMF-B del Gruppo Renault, prevede tre tipologie di propulsione. Alla base c’è l’Eco G 100 con alimentazione bifuel-benzina/Gpl del motore 3 cilindri turbo da un litro di cubatura e potenza di 100 CV; poi si prosegue con un altro 3 cilindri sovralimentato (utilizzato sulla TCe 130), ma da 1.2 litri e con 130 CV, elettrificato con uno schema a 48 volt e batteria da 0,8 kWh, che può essere associato alla trazione anteriore o a quella integrale. Al vertice si colloca, infine, la Hybrid 140, dotata di un 4 cilindri aspirato da 1.600 cm3 con 141 CV, associato al cambio automatico e a uno schema ibrido full con batteria da 1,2 kWh, ricaricata dal recupero di energia in fase di rallentamento e in grado di assicurare fino all’80% di marcia urbana in modalità completamente elettrica (tanto da poter vantare un consumo misto omologato di 5 km/l). Di questa gamma articolata abbiamo avuto la possibilità di metterci al volante della Eco-G Gpl e della Tce 130 4x4, entrambe dotate di cambio manuale a sei marce, apprezzandone ancora una volta l’efficacia e la funzionalità. Pur non trattandosi di vetture brillantissime, com’è intuibile dai dati di potenza e coppia dei propulsori (ma la massa contenuta in una forbice tra 1.308 e 1.346 kg in ordine di marcia in questo senso è d’aiuto), entrambe le Duster si muovono con disinvoltura anche quando la strada inizia a salire; basta, talvolta, fare ricorso al cambio, magari per disimpegnarsi nei sorpassi. Alle plastiche dure di alcune finiture degli interni fa riscontro un sistema multimediale adeguato, con schermo touch da 10,1 pollici e compatibilità con Apple CarPlay e Android Auto; la strumentazione è raccolta in uno schermo da 7 pollici, mentre la connettività è garantita anche da due prese USB-C retroilluminate e dalla piastra per la ricarica wireless degli smartphone.
Il breve test in off-road condotto con la versione 4x4 ha permesso di apprezzare l’efficacia della trazione integrale e del sistema Terrain Control, che prevede cinque modalità di guida (Auto, Snow, Mud/Sand, Off-Road ed Eco); grazie alla ripartizione al 50-50% della trazione tra asse anteriore e posteriore, ai buoni angoli di attacco e di uscita (31 e 36 gradi), all’angolo di dosso di 24 gradi e a un’altezza da terra di 217 mm (a vuoto), abbiamo potuto affrontare senza patemi una pietraia in salita piuttosto accidentata. Certo non stiamo parlando di una fuoristrada dura&pure, che la Duster non ha mai voluto essere, ma le baite in montagna o le case sperse in campagna possono essere raggiunte facilmente, anche quando il fondo diventa fangoso per la pioggia o si ricopre di neve. A dare una mano, in certe situazioni, sono anche le protezioni esterne realizzate in Starkle, un materiale brevettato dalla Dacia che impiega il 20% di plastica riciclata, non verniciate e resistenti ai graffi, pratiche tanto quanto gli interni, rivestiti con sellerie lavabili e associati a tappetini in materiali riciclati. Quanto ai prezzi, la Duster è offerta in quattro allestimenti (Essential, Expression, Journey ed Extreme) con un listino che parte dai 19.900 euro della Essential Eco-G 100 e arriva ai 28.150 euro della Extreme mild hybrid 130 4x4 e della Hybrid 140, quest’ultima negli allestimenti Journey o Extreme.
La Gazzetta dello Sport