Pechino-Parigi, Cina addio: ora è la volta del Kazakistan tra carri attrezzi e grilli. Il diario

HORGHOS – Siamo nella città di confine Cina-Kazakistan di Horghos, il più grande “dry port” del mondo, smistamento del transito commerciale euroasiatico. Un tempo snodo carovaniero della Via della seta, oggi - per noi - tappa conclusiva in terra cinese del rally Pechino-Parigi. La notizia più importante è il rientro in carovana dell’equipaggio americano che era stato fermato per aver violato una “red zone” militare, ignorando i ripetuti cartelli del divieto (scritti ovviamente in cinese). E lo avevano fatto con una automobile che più vistosa non avrebbe - per improbabili spie - potuto essere: tutta dipinta di bianco a strisce nere, un teschio gigantesco dipinto sul cofano e una targa (“ZEBRA”) che difficilmente poteva passare inosservata.

Altre quattro vetture sono rientrate in carovana, portate dai carri-attrezzi: la numero 1 e più antica di tutte (1927), l’American la France 14.500 cc; due Porsche 911 e una Ford super de luxe convertibile del ‘41.
La nostra Fiat 500 continua a riscuotere un successo esagerato: suscita in assoluto la maggiore curiosità di chi viene a guardare uomini e mezzi di questa stranissima compagnia di giro a motore; e ormai gli stessi partecipanti nonché la squadra dei meccanici ufficiali ci prendono a benvolere perché stiamo rappresentando bene lo spirito di questa avventura: arrivare in place Vendôme il prossimo 22 giugno dopo aver scalato “l’Everest dei rally” con l’auto di grande produzione più piccola al mondo.

Un altro essere vivente dividerà forse con noi questo traguardo. Si chiama Casanova ed è un grillo nella sua gabbietta. Viaggia a bordo di una Volvo con i Merlino, padre e figlio svizzeri/italiani. Il giovane Max l’ha comprato a Pechino, lo nutre, vuole portarselo a casa come mascotte. Per ora, Casanova non sta ottemperando bene al ruolo di portafortuna, la Volvo è all’ultimo posto e anche noi in classifica generale stiamo ampiamente davanti. Ho provato ingenuamente a infilare un dito tra le sbarre della gabbietta, come per fare una carezza a Casanova. “Attento!”, mi ha subito avvertito il giovane Max. “È un grillo da combattimento. Morde”.
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